VATICINIA NOSTRADAMI PARTE QUARTA
Dal sedicesimo al ventesimo Pontefice
Pio VI
Giovanni Angelo Braschi (1775 – 1799)
Peregrinus Apostolicus – Pellegrino Apostolico
Attribuzione: Tavola 17 (15) dove si vede un papa che imbraccia un pastorale a forma di croce rivolta all’ingiù a simboleggiare una spada, una testa di agnello decapitata, un gallo ai suoi piedi ed un serpente attaccato al braccio sinistro che tiene le chiavi di Pontefice. Il pontificato di Pio VI fu caratterizzato dai tentativi di ricostituire o ridurre i danni per l’ordine dei gesuiti, dalla Rivoluzione Francese (gallo) e dal periodo Napoleonico con persecuzioni e stragi annesse (serpente). Pio VI intraprese lo storico viaggio volontario (Pellegrino Apostolico) a Vienna per trattare con l’Austria sulla distribuzione dei poteri fra la Chiesa e i laici. Ma intraprese un altro e più lungo viaggio involontario (Pellegrino Apostolico), quando fu portato in esilio dalle truppe napoleoniche attraverso Siena, Firenze, Bologna, Torino, Susa, Briancon, Grenoble, Valence dove fu imprigionato per poi morire in esilio (agnello decapitato, tipica esecuzione dei rivoluzionari in Francia).
Pio VII
Barnaba Niccolò Chiaramonti (1800 – 1823)
Aquila Rapax – Aquila Rapace
Attribuzione: Tavola 19 (17) dove compare un pontefice con un pastorale a forma di giglio con tre petali (come i monti o le stelle o le teste dello stemma araldico), candelieri a forma di croce di Lorena rovesciata (come nello stemma araldico), un soldato francese con lo scudo gigliato che alza la spada contro il papa, ma viene fermato da una mano che fuoriesce da un sole stellato (stelle nello stemma araldico). Pio VII tentò invano di trovare un accordo con Napoleone, ma finì preso prigioniero e condotto in Francia con la Repubblica instaurata a Roma, proprio come il suo predecessore. Il motto di S. Malachia si riferisce all’Aquila Rapace (Imperiale) di Napoleone Bonaparte, ma anche alla scritta PAX presente nello stemma del papa (Aquila Ra-Pax). Pio VII, benedettino, ripristinò l’ordine dei gesuiti (sole da cui esce la mano che ferma il soldato francese) così come avrebbe voluto il predecessore Pio VI e alla fine riuscì a tornare a Roma acclamato, sano e salvo dopo la sconfitta di Napoleone. Il pastorale a forma di giglio richiama la continuità con Pio VI che aveva i gigli nel suo stemma araldico.
Leone XII
Annibale Clemente Sermattei della Genga (1823 – 1829)
Canis set Coluber – Cane e Serpente
Attribuzione: Tavola 22 (20) dove compare un pontefice con un’aquila sulla tiara (anche se non si vede) che protegge una piccola donna alla sua destra e viene attaccato da un unicorno alla sua sinistra. L’aquila è il simbolo dello stemma araldico di Leone XII, l’unicorno è un simbolo anglosassone che rappresenta l’ostilità dei movimenti liberali organizzati in società segrete fra cui la Carboneria finanziata dall’Inghilterra che venne duramente combattuta dal papa. Il papa difende la Chiesa (piccola donna ormai spogliata di quasi tutto il potere temporale) contro la massoneria. Sul petto la X con la doppia frangia ad evidenziare il XII. Leone XII in tutta la sua carriera fu un abile diplomatico da cui il motto di S. Malachia fedele come un cane, astuto e prudente come un serpente.
Pio VIII
Francesco Saverio Castiglioni (1829 – 1830)
Vir Religiosus – Uomo Religioso
Attribuzione: Tavola 28 (26) un papa con un libro in mano, un lupo, una sola chiave pontificale. Pio VIII regnò per breve tempo, fu sostanzialmente di vedute aperte, pubblicò una sola enciclica nella quale ribadiva la supremazia del magistero pontificio sul cristianesimo (libro in mano). Il lupo (o la volpe) rappresenta il potere politico laico pericolosamente incombente sui resti dello Stato della Chiesa che cesserà definitivamente di esistere pochi anni dopo. Rimane una sola chiave, quella del potere spirituale. Il motto di S. Malachia, giudicato apparentemente vago, si riferisce a mio avviso al nome del papa, lo stesso di uno dei più importanti santi “moderni” della Chiesa, San Francesco Saverio.
Gregorio XVI
Bartolomeo Mauro Alberto Cappellari (1830 – 1846)
De Balneis Ethruriae – Dei Bagni dell’Etruria
Attribuzione: Tavola 21 (19) Dopo Pio VIII un altro papa che compare vicino a un’asta con bandiera pontificia. Sono gli anni degli attacchi allo Stato della Chiesa, prossimo all’invasione e alla sconfitta. Il papa tiene in mano una piuma (penna?) e un libro, probabilmente l’enciclica contro la schiavitù ancora presente in Sud America, uno dei suoi atti più importanti. Si vedono una colomba e un serpente con corpo sinuoso. La colomba riprende lo stemma araldico così come il corpo sinuoso del serpente, dal basso verso l’alto, riprende la stella cometa dello stemma araldico con la coda sinuosa anch’essa dal basso verso l’alto. Il serpente allo stesso tempo rappresenta i nuovi attacchi politici e militari alla Chiesa che partono con la rivoluzione del 1830. Gregorio XVI è stato generale dell’ordine dei Camaldolesi (Benedettini), ordine che nacque in Etruria che i romani chiamavano Balnea per via della presenza delle acque termali, come indicato da S. Malachia.