VILNIUS FERMA I TRENI CON LE MERCI COLPITE DALLE SANZIONI UE. IL TIMORE DI UNA RITORSIONE NEL BALTICO
La città del passato mutilato vede avvicinarsi un futuro di guerra. KALININGRAD è allo stesso tempo la piazzaforte più potente e il nervo scoperto della Russia: l’ex Konigsberg dei cavalieri teutonici e antica capitale prussiana, adesso è l’avamposto militare di Mosca circondato da Paesi della Nato. Per questo la decisione lituana di applicare le sanzioni europee e bloccare molti dei treni merci diretti a Kaliningrad rischia di aprire una crisi ad altissima tensione, superiore a quelle viste finora dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
La mossa di Vilnius ha colto tutti di sorpresa. Venerdì, anniversario dell’occupazione sovietica dei Paesi baltici, ha comunicato che non avrebbe più permesso il passaggio dei convogli ferroviari con i prodotti colpiti dall’embargo Ue: metalli, materiali da costruzione, apparecchiature elettroniche. Nella provincia russa vive quasi mezzo milione di persone, nipoti dei coloni trasferiti nel 1945 quando Stalin stravolse la geografia per ottenerne l’annessione a Mosca. La notizia ha scatenato un assalto ai supermercati, soprattutto per fare incetta dei beni messi al bando. All’inizio le autorità locali si sono preoccupate di rassicurare gli abitanti:
“Garantiremo i rifornimenti via mare. Ci sono già due traghetti, ne arriveranno altri cinque”. Ma nel giro di quarantotto ore la questione è stata impugnata dal Cremlino, diventando il fronte più caldo della sfida con l’Occidente.
“È una decisione di estrema gravità, senza precedenti”, ha dichiarato il portavoce della presidenza Dmitry Peskov. Il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore lituano: “Dovete immediatamente rimuovere questo atto ostile. Altrimenti la Russia si riserva il diritto di agire per proteggere il suo interesse nazionale”. Ancora più minaccioso il senatore ANDREJ KLIMOV, esponente di punta del partito di Putin e VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESTERI:
“L’iniziativa può essere valutata come un’AGGRESSIONE DIRETTA CONTRO LA RUSSIA, che ci costringe letteralmente a ricorrere con urgenza a un’adeguata autodifesa”. E ha concluso: “È un comportamento che mette in pericolo l’intero blocco politico-militare della Nato”.
Il governo di Vilnius ha replicato con determinazione: “Abbiamo applicato le sanzioni decise dalla Ue, dopo esserci consultati con la Commissione di Bruxelles”, ha detto il ministro degli Esteri Gabriellius Landsbergis entrando nel vertice dell’Unione in Lussemburgo. L’Alto rappresentante Josep Borrell si è schierato al loro fianco: “Il collegamento di terra non è stato bloccato: i passeggeri e beni che non sono sanzionati continuano a transitare. La Lituania non ha preso alcuna restrizione unilaterale, applica solo le sanzioni: il resto è solo propaganda”, sottolineando però che “le minacce di risposta della Russia preoccupano sempre”. “La Russia non ha il diritto di minacciare la Lituania – ha twittato il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba – . Mosca deve incolpare solo se stessa per le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina”.
Ma la possibile reazione russa sta creando grande allarme. Il portavoce del Cremlino ha preso tempo: “Ci vuole un’analisi approfondita per preparare una risposta”. Kaliningrad è da anni l’epicentro del braccio di ferro con la Nato: velivoli militari la raggiungono sorvolando senza autorizzazione lo spazio aereo delle Repubbliche baltiche, che non hanno un’aviazione e vengono protette dai caccia dell’Alleanza. Le sfide ad alta quota si sono intensificate negli ultimi mesi, così come le sortite di navi e sottomarini: venerdì due pattugliatori hanno fatto un’incursione nelle acque territoriali danesi, forse come ritorsione per la consegna di missili antinave Harpoon all’Ucraina.
L’aspetto più preoccupante resta l’arsenale missilistico schierato a Kaliningrad, con batterie in grado di sbarrare l’accesso navale e aereo al Baltico ma soprattutto con gli Iskander a lungo raggio che possono colpire sette capitali: Berlino, Stoccolma, Helsinki, Varsavia, Copenaghen, Riga e Vilnius.
Anche se non è mai stata ufficialmente confermata, la presenza di testate nucleari viene data per certa dall’intelligence occidentale.
E “L’AGGRESSIONE DIRETTA ALLA RUSSIA” paventata dal senatore Klimov in linea teorica rappresenta una delle condizioni che nella dottrina di Mosca giustificano qualsiasi atto di forza, incluso l’impiego dell’arma atomica. Un’ipotesi è che i russi decidano di ostacolare il traffico mercantile lituano, magari facendo leva sulle imminenti esercitazioni della loro flotta. Uno scenario vagheggiato dal governatore della regione, Anton Alikhanov: “Se si guarda alla mappa, si vede che i Paesi baltici, i loro porti e il loro sistema di trasporti non possono fare a meno della Russia”.
LITUANIA, TENSIONE CON LA RUSSIA: ORA LA GUERRA SI SPOSTA NEI PAESI BALTICI? ISOLATA L’EXCLAVE DI KALININGRAD: SUPERMERCATI PRESI D’ASSALTO
Metà dei treni merci diretti lì sarebbero stati fermati e questo avrebbe provocato una corsa alle scorte, spingendo il mezzo milione di abitanti a prendere d’assalto i supermercati e i negozi di merci edili. Mosca: reagiremo
KALININGRAD È COME I FILI DELL’ALTA TENSIONE. E L’EUROPA VUOLE STENDERCI SOPRA IL BUCATO
Via libera dell’Ue alla decisione della Lituania di bloccare il transito di merci verso l’enclave russa sul Baltico. I guai interni dei governi europei necessitano irresponsabili tamburi di guerra?
Dopo una moltitudine di fragorosi e strombazzati colpi a salve, l’Ue sembra voler davvero scherzare con il fuoco. Il governo della Lituania ha infatti apertamente violato il Trattato del 1993 e annunciato il blocco del transito della merci verso l’enclave russa di KALININGRAD, di fatto territorio a tutti gli effetti parte della Federazione russa sul Baltico e stretto fra due falchi atlantisti come appunto Vilnius e la Polonia.
Un milione di abitanti, oltre metà dei quali residenti nella sola città di Kaliningrad, l’enclave di colpo ha visto il 50% delle merci che riceve dall’import della madrepatria (fra cui carbone, metalli, materiali da costruzione e tecnologia avanzata) a rischio di blocco immediato da una rigida applicazione delle sanzioni europee, in base alle quali sono vietati i trasferimenti di beni da una parte all’altra del territorio russo, se questo contempla il passaggio su suole Ue. Il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov ha invitato i cittadini a non cedere al panico e lanciarsi in acquisti spropositati che possano mettere in difficolta la filiera ma a far paura è la reazione di Mosca. La quale, giova ricordarlo, a Kaliningrad ha schierato testate nucleari.
A inizio aprile, infatti, quando l’Ue stava spingendo per un quinto pacchetto di sanzioni che si rivelasse letale per l’economia russa e che generasse impasse e malcontento nella politica interna del Cremlino, Bruxelles minacciò ritorsioni contro la decisione di dispiegare missili balistici nell’enclave. Ma la risposta della Federazione fu durissima: se fosse posto in essere un blocco che isolasse Kaliningrad, questo – oltre che una violazione del Trattati – si configurerebbe come un atto di guerra. E la Russia sarebbe costretta a rompere quell’assedio, poiché metterebbe a rischio la vita e l’incolumità di cittadini russi. Al momento, tutto appare sospeso. In molti, infatti, credono a un atto dimostrativo di Bruxelles in risposta al taglio dei flussi di gas posto in essere da Gazprom nei giorni scorsi verso Italia, Germania e Francia.
Il timing, poi, appare tutt’altro che casuale. Il 23-24 giugno si terrà infatti il Consiglio Europeo, in testa alla cui agenda c’è proprio la rinnovata volontà europea di continuare a sostenere Kiev con l’invio di armi. Di più, l’impegno bellico appare decisamente più netto da parte dei medesimi tre governi colpiti dalla ritorsione di Gazprom, quantomeno dopo la visita a Kiev di Macron, Draghi e Scholz. I quali, però, al netto della fotografia a metà fra il Dottor Zivago e la zingarata di Amici miei, devono affrontare acque decisamente agitate in patria.
L’inquilino dell’Eliseo è uscito con le ossa rotte dalle legislative e ora è ostaggio di 44 voti da cercare ogni volta che il suo governo intenderà far passare un provvedimento, mentre il cancelliere tedesco ha dovuto giocoforza attivare il piano di emergenza energetica e annunciare un ritorno in grande stile al carbone, questo nonostante la presenza esiziale dei Verdi nella sua maggioranza.
Di più, questo grafico
Andamento dei prezzi alla produzione (PPI) in Germania Fonte: Bloomberg
mostra come poco fa il dato sui prezzi alla produzione abbia segnato un record assoluto: +33,6% su base annua a maggio e con il prezzo dell’elettricità salito del 90,4% e quello dei fertilizzanti del 110,9%. Praticamente, la certificazione di contrazione del Pil forse già nel secondo trimestre. Certamente nel terzo e su base macro preoccupante. Mario Draghi, dal canto suo, oltre al terremoto in casa M5S che rischia di far traballare il governo, deve fare i conti con le fibrillazioni di Lega e Forza Italia in vista dei ballottaggi delle amministrative di domenica prossima.
E, soprattutto, con il combinato di BLACK-OUT ENERGETICI sempre più frequenti e RAZIONAMENTI DELL’ACQUA ormai inevitabili. Altro che premio dell’Economist.
Insomma, alzare la tensione e puntare sul blame on Putin appare la via d’uscita più semplice e immediata. Ma per Mosca, Kaliningrad equivale ai fili dell’alta tensione. E l’Ue pare intenzionata a stenderci il bucato.
https://www.money.it/Kaliningrad-alta-tensione-Europa-bucato
BLOCCO DI KALININGRAD, L’AMBASCIATORE STEFANO PONTECORVO: “CHI C’È DIETRO? NON È LEGITTIMO ED È UN DITO NELL’OCCHIO AI RUSSI”
L’ambasciatore Stefano Pontecorvo: “Non è una misura neutra, cosa c’è dietro? È una follia, la Lituania va a fare una cosa del genere da sola?”.
GAS RUSSO, L’AGENZIA INTERNAZIONALE DELL’ENERGIA ALL’EUROPA: “PREPARARSI ALL’INTERRUZIONE TOTALE DELLE FORNITURE”
“PIÙ CI AVVICINIAMO ALL’INVERNO, PIÙ CAPIAMO LE INTENZIONI DELLA RUSSIA, CREDO CHE I TAGLI SIANO MIRATI A EVITARE CHE L’EUROPA RIEMPIA GLI STOCCAGGI E AD AUMENTARE LA LEVA DELLA RUSSIA NEI MESI INVERNALI”.
L’AGENZIA INTERNAZIONALE DELL’ENERGIA ha invitato l’Europa a prepararsi “IMMEDIATAMENTE” alla completa interruzione delle esportazioni di gas russo il prossimo inverno, spingendo così i governi a prendere misure per limitare la domanda e mantenere aperte le vecchie centrali nucleari.
Il capo dello IEA, Fatih Birol, in un’intervista al Financial Times ha sottolineato come la decisione della Russia di ridurre le forniture di gas ai Paesi europei nell’ultima settimana potrebbe essere un segnale precursore di ulteriori tagli, in quanto Mosca cerca di guadagnare “influenza” durante la sua guerra con l’Ucraina. “L’Europa dovrebbe essere pronta nel caso in cui il gas russo venga completamente tagliato”, ha dichiarato Birol.
“Più ci avviciniamo all’inverno, più capiamo le intenzioni della Russia”, ha detto. “Credo che i tagli siano mirati a evitare che l’Europa riempia gli stoccaggi e ad aumentare la leva della Russia nei mesi invernali”. La IEA, finanziata principalmente dai membri dell’OCSE, è stata l’anno scorso uno dei primi organismi ufficiali ad accusare pubblicamente la Russia di aver manipolato le forniture di gas all’Europa nel periodo precedente l’invasione dell’Ucraina. Secondo Birol, le misure di emergenza adottate questa settimana dai Paesi europei per ridurre la domanda di gas, come l’accensione di vecchie centrali elettriche a carbone, sono giustificate dalla portata della crisi, nonostante le preoccupazioni per l’aumento delle emissioni di carbonio. Birol ha spiegato che a suo giudizio, l’aumento della produzione a carbone è “temporaneo” e aiuterà a preservare le forniture di gas per il riscaldamento in inverno.
Qualsiasi emissione aggiuntiva di CO2 dovuta alla combustione di carbone altamente inquinante “sarà compensata da un’accelerazione dei piani europei per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e per aumentare la capacità di generazione da fonti rinnovabili”. Ma ha avvertito che le misure adottate finora dai governi europei probabilmente non sarebbero sufficienti se le esportazioni russe fossero completamente interrotte, e ha detto che i Paesi dovrebbero fare tutto il possibile per preservare le forniture ora, per garantire che gli stoccaggi possano essere riempiti prima dei mesi invernali.
“Credo che, con l’avvicinarsi dell’inverno, i governi europei adotteranno misure sempre più severe in materia di domanda”, ha dichiarato Birol, aggiungendo che IL RAZIONAMENTO DELLE FORNITURE DI GAS rimane una possibilità concreta se la Russia dovesse tagliare ulteriormente le esportazioni. Svezia e Danimarca hanno seguito la Germania, l’Austria e i Paesi Bassi annunciando la prima fase dei piani di emergenza per preservare le forniture di gas, ma nessuno di questi piani nazionali include ancora il razionamento.
Per il capo dello IEA, i Paesi dovrebbero cercare di rinviare la chiusura di qualsiasi impianto nucleare per contribuire a limitare la quantità di gas bruciato nella produzione di elettricità. Birol non ha indicato alcun Paese, ma ha detto che tutti “dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di rimandare la chiusura delle centrali finché ci sono le condizioni di sicurezza”.
https://www.globalist.it/world/2022/06/22/gas-russo-agenzia-internazionale-energia-europa-prepararsi-interruzione-totale-forniture/
Dai che il collasso arriva. 😀
L’anno prox cominceranno i casini. Quelli veri.
LA DUMA DI STATO AFFERMA CHE LA RUSSIA POTREBBE DISCONNETTERE LA LITUANIA DAL SISTEMA ELETTRICO DI ALIMENTAZIONE GENERALE
Tra le possibili misure di risposta alla restrizione del transito di Vilnius nella regione di Kaliningrad, si sta considerando il ritiro della LITUANIA dal sistema comune di fornitura di energia elettrica interrompendo l’ANELLO ENERGETICO (BRELL).
Lo ha detto il capo della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato LEONID SLUTSKY. “Valuteremo, oltre alle questioni che ho già espresso, sulla limitazione del transito per i camionisti lituani, una possibile rottura dell’ANELLO ENERGETICO. Il progetto, ovviamente, è molto sensibile per la Lituania, così come lo è per la Lettonia, e per l’Estonia”, ha detto SLUTSKY in onda sul canale televisivo Russia 24.
In precedenza, il capo della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, ha affermato di ritenere possibile vietare il transito ai camionisti lituani in risposta al blocco della regione di Kaliningrad. Ha chiarito che per il momento Mosca non intende fare questo passo. “Come risposta, possiamo teoricamente vietare il transito attraverso la Russia a un camionista lituano. La Lituania guadagna molto con il transito di merci europee attraverso Klaipeda. Sarà un duro colpo per loro. Ma noi, probabilmente, non agiremo per il momento, in un modo così non del tutto dignitoso”, ha detto SLUTSKY.
L’ANELLO elettrico di BIELORUSSIA, RUSSIA, ESTONIA, LETTONIA e LITUANIA (BRELL) è una modalità di funzionamento sincrona dei SISTEMI ENERGETICI di cinque paesi, basata su un accordo del 7 febbraio 2001.
Il presidente lituano GITANAS NAUSEDA, nel frattempo, ha affermato che il Paese si è predisposto ad un taglio dell’elettricità dalla Russia. “Siamo pronti per azioni ostili (di rappresaglia) dalla Russia, come la disconnessione dal sistema BRELL o altre ancora”, ha affermato NAUSEDA alla Reuters.
L’agenzia rileva che 30 anni dopo il crollo dell’URSS, i paesi baltici dipendono ancora dalle forniture energetiche dalla Russia, ma l’anno scorso la Lituania ha installato le apparecchiature necessarie per connettersi alla rete dell’Europa continentale nel caso in cui la parte russa decidesse di interrompere l’Alimentazione elettrica.
Mercoledì scorso, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che Mosca risponderà alle restrizioni al transito attraverso la Lituania “in modo pratico”. Ha sottolineato che le possibili misure sono in fase di elaborazione in un formato interdipartimentale.
https://bb-cntv.com/world/the-state-duma-said-that-russia-can-disconnect-lithuania-from-the-general-power-supply-system-expertru-75944/
…….L’ULTIMO ATTO DI WASHINGTON PER IL DOMINIO GLOBALE…..
.…..Mentre i primi effetti politici della guerra e delle sanzioni in Europa sono arrivati il 19 giugno, quando MACRON ha perso la maggioranza assoluta con un risultato storico per le opposizioni radicali di destra (Le Pen) e di sinistra (Mélenchon), concludiamo con le amare riflessioni di GRAHAM E. FULLER, un ex vicepresidente del NATIONAL INTELLIGENCE COUNCIL della CIA:
“Una delle caratteristiche più inquietanti di questa lotta USA-RUSSIA in UCRAINA è stata LA TOTALE CORRUZIONE dei media indipendenti. In effetti Washington ha vinto la guerra dell’informazione e della propaganda a mani basse, orchestrando tutti i media occidentali PER CANTARE DALLO STESSO SPARTITO nel caratterizzare la guerra in Ucraina.
L’Occidente non ha mai assistito prima a una tale imposizione generale da parte della prospettiva geopolitica ideologicamente guidata di un paese.
Gli analisti seri devono scavare in profondità in questi giorni per ottenere una comprensione obiettiva di ciò che sta realmente accadendo in Ucraina.
Purtroppo per Washington, quasi tutte le sue aspettative su questa guerra si stanno rivelando errate.
In effetti, l’Occidente potrebbe arrivare a guardare indietro a questo momento come L’ULTIMO ATTO DI WASHINGTON PER IL DOMINIO GLOBALE in scontri sempre più nuovi e più pericolosi e dannosi con l’Eurasia.
E la maggior parte del resto del mondo – America Latina, India, Medio Oriente e Africa – trova pochi interessi nazionali in questa guerra fondamentalmente americana contro la Russia”.
https://www.ilsussidiario.net/news/scenari-cosi-washington-sta-spingendo-loccidente-e-leuropa-al-suicidio/2362514/
https://www.agenzianova.com/news/scozia-la-premier-sturgeon-presentera-il-28-giugno-i-piani-per-un-nuovo-referendum-di-indipendenza/
Scozia: la premier Sturgeon presenterà il 28 giugno i piani per un nuovo referendum di indipendenza
La prima ministra Nicola Sturgeon presenterà il piano per il secondo referendum di indipendenza della Scozia la prossima settimana. Lo riferisce il quotidiano “The National”, rilevando come Sturgeon terrà un discorso a Holyrood, il Parlamento scozzese, il prossimo 28 giugno, a cui seguirà una sessione di domande e risposte con i deputati. L’intervento della prima ministra arriverà prima della chiusura estiva dell’assemblea di Edimburgo, il 2 luglio. Il referendum dovrebbe tenersi a ottobre, secondo i piani della leader scozzese, nonostante il governo del Regno Unito non abbia dato segnali di apertura in merito. le autorità locali potrebbero però procedere senza l’autorizzazione di Londra
Un’altro segno dei tempi, che lentamente sta arrivando a maturazione.
Ottobre di quest’anno, oppure più avanti, il referendum potrebbe essere stavolta, di “rottura” con il Regno Unito.
Grazie Mario per questo info.
Un saluto.
Qualcuno ha notato che, nel 2019, un gruppo di ricercatori dell’Università di Princeton sviluppò una simulazione sui possibili danni provocati da una guerra nucleare tra Stati Uniti (con i Paesi Nato) e Russia. Il modello è basato sulla reale dotazione nucleare e sugli obiettivi militari delle parti in campo.
Nella simulazione, che è terrificante, il primo attacco avverrebbe proprio nell’area di Kaliningrad… Quest’area, anche nota come corridoio di Suwalki, è da anni considerata il tallone di Achille della NATO nel Baltico in caso di aggressione russa, perché considerato poco difendibile. E “il caso” vuole che la Lituania abbia appena avviato il blocco graduale di Kalingrad, lanciando il gioco dell’escalation…
https://www.futuroprossimo.it/2022/06/ucraina-guerra-nucleare/
Secondo i ricercatori, la guerra nucleare evolverebbe in tre fasi. La prima interesserebbe obiettivi tattici; la seconda sarebbe diretta ad eliminare la capacità nucleare offensiva del nemico; infine, la terza porterebbe alla distruzione delle città chiave. I ricercatori hanno immaginato una prima mossa da parte della Russia. Un colpo di avvertimento nucleare potrebbe partire da una base vicino a Kaliningrad, sul Mar Baltico, con l’obiettivo di fermare l’avanzamento Usa-Nato. In risposta, gli alleati colpirebbero la Russia con un singolo attacco aereo tattico nucleare, trasformando il conflitto in una guerra atomica che interesserebbe tutta l’Europa. Una simile mossa, concludono i ricercatori, porterebbe le vittime a 91.5 milioni (immediate casualties) in soli 45 minuti.
SIMULAZIONE
https://www.youtube.com/watch?v=2jy3JU-ORpo&t=1s
Ovviamente, la simulazione è stata realizzata con i dati ufficiali (USA dispongono di un arsenale nucleare di 5.550 testate nucleari e la Russia 6.257, di cui circa 4.477 immediatamente disponibili). https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_con_armi_nucleari
Non tiene conto delle armi segrete.
MEDVEDEV: “TERZA GUERRA MONDIALE SE NATO ENTRA IN CRIMEA”
28 giugno 2022
“SAREBBE UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA CONTRO LA RUSSIA”
Se la Nato dovesse mettere piede in CRIMEA si andrebbe verso “LA TERZA GUERRA MONDIALE”. E’ lo scenario che Dmitri Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, prospetta in un’intervista al sito Argumenty i Fakty nella fase cruciale della guerra tra Russia e Ucraina.
“Per noi, la Crimea è parte della Russia. E questo significa per sempre. Ogni tentativo di invadere la Crimea è una DICHIARAZIONE DI GUERRA CONTRO IL NOSTRO PAESE. E se questo viene compiuto da un paese membro della Nato, questo significa una GUERRA CON L’INTERA ALLEANZA ATLANTICA: una TERZA GUERRA MONDIALE, una catastrofe completa”, aggiunge.
Medvedev si sofferma anche sull’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Se questo avvenisse, la Russia rafforzerebbe i propri confini e sarebbe “pronta per ritorsioni”, compresa la prospettiva di schierare missili Iskander al confine.
Medvedev si sofferma anche sul blocco di KALININGRAD attuato dalla Lituania.
“La Lituania non pensa affatto alle conseguenze delle proprie azioni. E in questo caso non sono utili nemmeno le spiegazioni per cui la Lituania si limiterebbe ad attuare fedelmente le decisioni prese dall’Unione europea”, dice riferendosi all’applicazione delle sanzioni che porterebbe al blocco delle merci. Secondo Medvedev “l’Ue non ha nemmeno insistito” sull’attuazione di provvedimenti radicali. “Eppure la Lituania si è inchinata in modo ossequioso davanti ai suoi benefattori americani, mostrando ancora una volta la sua idiota posizione RUSSOFOFICA.
La decisione di vietare il transito delle merci russe con un elenco di 60 pagine è così odiosa che non merita nemmeno di essere commentata”.
https://www.adnkronos.com/medvedev-terza-guerra-mondiale-se-nato-entra-in-crimea_14ko1lWYD1u7k2CaaJ6dyp
https://www.corriere.it/esteri/22_giugno_28/scozia-vuole-altro-referendum-sull-indipendenza-la-data-19-ottobre-2023-f00d5e6c-f6f7-11ec-9143-1626935df89d.shtml
La Scozia vuole un altro referendum sull’indipendenza: «la data è il 19 ottobre 2023»
Un referendum «consultivo» il 19 ottobre del 2023: è la mossa per rilanciare l’indipendenza della Scozia escogitata da Nicola Sturgeon, la prima ministra del governo di Edimburgo. Non si tratta dunque di una semplice ripetizione del voto del 2014, che vide la vittoria del fronte unionista: in quel caso, il referendum era stato autorizzato dal governo di Londra, che è l’unico ad avere il potere di indire una consultazione vincolante sul piano costituzionale. Solo che ora Boris Johnson non ha nessuna intenzione di far votare di nuovo gli scozzesi: e dunque per questo Nicola Sturgeon prova ad aggirare l’ostacolo. La via scelta è quella appunto di un referendum consultivo, rispetto al quale la stessa premier scozzese è consapevole che non porterebbe automaticamente all’indipendenza, che dovrebbe essere legiferata invece sia dai Parlamenti di Edimburgo che di Londra. Sturgeon chiede alla Corte suprema britannica di dare via libera alla consultazione: in caso di bocciatura, considererà le elezioni del 2024 come un voto di fatto sull’indipendenza, in quanto i nazionalisti correrebbero con questo unico punto in programma. In realtà, in Scozia solo una minoranza dell’opinione pubblica chiede di votare l’anno prossimo sulla secessione dalla Gran Bretagna e nei sondaggi l’indipendenza non prevale: ma Nicola Sturgeon ha deciso la fuga in avanti proprio perché la causa nazionalista appariva impantanata. L’indipendenza è la ragion d’essere del suo partito e la premier, stretta fra l’intransigenza dei suoi militanti e quella del governo di Londra, doveva riguadagnare l’iniziativa: ma la strada da percorrere è ancora lunga.
BASTRYKIN: L’AFU(Esercito UA) PREVEDEVA DI LANCIARE UN’OFFENSIVA L’8 MARZO CON ACCESSO AL CONFINE RUSSO
Le FORZE ARMATE UCRAINE (APU) prevedevano di avviare un’operazione speciale l’8 marzo 2022 con accesso al confine russo.
Lo ha affermato ALEXANDER BASTRYKIN, presidente del Comitato Investigativo della Federazione Russa, durante il suo intervento al X FORUM GIURIDICO INTERNAZIONALE di San Pietroburgo. Secondo lui, il TFR ha dati secondo cui l’offensiva era in preparazione da SEVERODONETSK ed era prevista per l’8 marzo, riferisce RIA Novosti.
“Abbiamo dati, ora stiamo studiando, verificandoli, che esattamente l’8 marzo sarebbe partita un’operazione speciale dall’Ucraina, da SEVERODONETSK, con accesso al confine russo”, ha sottolineato.
Come aveva riferito in precedenza “Esperto”, che di fatto l’attacco dell’Ucraina alla Russia era già stato preparato in anticipo dalla NATO e l’operazione speciale lo ha impedito, come affermò all’inizio di marzo il presidente della Duma di Stato VYACHESLAV VOLODIN.
A suo avviso, se non fosse stato per le decisioni prese dal presidente russo VLADIMIR PUTIN, le operazioni militari sarebbero state condotte sul territorio del nostro Paese.
“Il capo di stato è riuscito a prevenire un attacco alla Russia… Gli Stati Uniti hanno iniziato a organizzare forniture di armi all’Ucraina molto tempo fa. I nostri soldati e ufficiali hanno evitato un’enorme tragedia. La NATO stava preparando l’Ucraina per un attacco al nostro paese. In quale altro modo spiegare che tutte le decisioni sulla fornitura di armi all’Ucraina sono state adottate dal parlamento statunitense a gennaio. Anche prima dell’inizio di un’operazione militare speciale “, ha sottolineato VOLODIN.
https://bb-cntv.com/world/bastrykin-afu-planned-to-launch-an-offensive-on-march-8-with-access-to-the-russian-border-80845/
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